Sotto il cielo di Memphis (qui, nel dettaglio) è un progetto discografico che nasce da un viaggio americano, un sogno accarezzato a lungo che sta per diventare realtà. Comincia così, come lo racconta proprio Michele Anelli: “Penso esistano, nel corso degli anni, uno o più viaggi che ci attendono. Uno di questi è arrivato per i trent’anni di matrimonio. Memphis ha un significato particolare, è un luogo in cui rock’n’roll e soul hanno ispirato un modo di capire e vivere la vita. Nel 1989 eravamo poco più che ragazzi e la colonna sonora della cerimonia erano i brani gospel cantati da Elvis Presley. Ecco, che nel 2019, Memphis ci stava aspettando e siamo andati noi da Elvis, ma a Memphis si sono incrociate molte storie: la Sun, la Stax, i Muscle Shoals, Martin Luther King”.
Il tuffo alla fonte primaria di una passione non si limita a una passeggiata in Beale Street o all’omaggio a Elvis. Michele Anelli aveva già in mente una svolta nella sua ormai trentennale carriera di musicista: “Muscle Shoals è stata l’ultima tappa prima della partenza. In Alabama ci arrivi attraverso bellissime strade con poco traffico. Di sconcertante è che, Muscle Shoals, per quello che abbiamo potuto vedere, è una gigantesca area di enormi centri commerciali. In mezzo a tutto quel paradiso artificiale americano, aperto 24 ore su 24, ci sono i FAME Recording Studios. Non molto distante, a Sheffield, i Muscle Shoals Sound Studio nati dai musicisti che iniziarono al FAME con Rick Hall, fondatore e produttore. L’elenco degli artisti che hanno registrato ai FAME è impressionante: da Wilson Pickett a Jack White. In mezzo la storia del soul, del rock’n’roll e del blues.
A memoria degli attuali gestori (Rick Hall, il fondatore e ideatore è scomparso nel 2018) sono l’unico italiano ad aver prodotto e registrato al FAME. Il suono all’interno degli studi è pazzesco. Abbiamo registrato dal vivo Ballata arida ed Escluso cielo, rispettivamente side A e B del 45 giri. Bob Wray al basso (Al Green, Marshall Tucker Band e mille altri) e un giovane, ma ricercato session man, Justin Holder alla batteria. Le registrazioni le ha seguite John Gifford III, attualmente free lance, che è stato allievo per dieci anni di Rick Hall e che ha assorbito la capacità di rendere al meglio il suono dello studio. Mi hanno trattato benissimo, accogliendo le mie richieste di arrangiamento. Con John le risate erano garantite e con Bob e Justin la sintonia è stata ottima”.
Il viaggio porta con sé la conferma di un passione sterminata e un nuovo inizio nell’affrontare la musica che ha preso forma Sotto il cielo di Memphis, così come lo spiega Michele Anelli: “In quelle due settimane è accresciuta la voglia di fare come agli inizi quando stampavo la fanzine Fandango, producevo cassette e altro all’insegna del do it yourself. Basta compromessi e legami. Ho sentito la reale necessità di essere libero di fare e di sbagliare. Economicamente un massacro, ma sono libero e questo è quello che conta di più. Toccare con mano quei posti mi ha avvicinato alla spiritualità iniziale che ogni artista ha avuto e questo mio “nuovo” inizio nasce nell’entusiasmo della libertà”.
Il percorso sarà tracciato sui solchi del vinile, 45 giri e album, perché “il sound è la mia passione, la scommessa, il cortocircuito che voglio e vorrei creare. A discapito di un sacco di cose ma sono chi sono e a 56 anni non mi interessa altro che fare scelte libere. I musicisti americani, nonostante suonino con artisti famosi, sono stati amichevoli, simpatici per nulla altezzosi. Contava il sound. Una volta tornato in Italia ho cominciato a comporre e quando è arrivato il momento ho parlato con Nik Taccori che ha suonato la batteria nei miei due precedenti dischi (Giorni usati e Divertente importante). Ci siamo trovati intorno a un tavolo con Cesare Nolli e Paolo Legramandi. I Goosebumps Bros. al completo. Tutti con lo stesso sound in testa, compresi Andrea Lentullo ed Elia Anelli che conoscono minuziosamente i miei gusti”.
La scelta del vinile non riguarda da vicino soltanto i supporti fonografici di Sotto il cielo di Memphis, ma anche il soggetto stesso, come ama precisare Michele Anelli: “Il vinile crea una modalità che ti costringe a osservare i tempi di ascolto. Per l’album ci saranno otto brani con tutto lo spazio necessario per suonare al meglio su vinile. Anche rispetto alla confezione, non c’è partita. Vorrei dare spazio a tutti coloro che hanno lavorato con me. Far sapere i nomi, creare curiosità. Lì dentro c’è tutto il mio viaggio, c’è tutto me stesso. È la colonna sonora di una vita”.
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