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I Tommasi Ferroni è una mostra che accoglie le opere degli artisti Riccardo, Elena e Giovanni Tommasi Ferroni, nell’esclusività dei raffinati linguaggi pittorici e nella peculiarità dell’allestimento ad hoc nelle sale del prestigioso palazzo, che raccoglie circa sessanta opere -tra dipinti e disegni- e denota, di per sé, una forte connotazione identitaria nell’autenticità dei differenti stilemi e momenti storici. Il tema unificante e affiorante dei quadri dei Tommasi Ferroni è l’imprescindibile pratica del disegno accademico, quello colto, esigente, manierista. Il tratto di Riccardo si riverbera sui figli Elena e Giovanni, ma declinato e interpretato da questi seguendo la propria visionaria creatività e inventiva, leitmotiv dell’intera mostra. In molti suoi dipinti emerge il senso del tempo che trascorre, la metamorfosi delle cose e delle persone, la giovinezza e la vecchiaia, il vigore e la decadenza, con un sottofondo tragico di ineluttabilità del destino che affonda le sue radici nel pensiero greco, in quella classicità che attraverso la sua pittura vorrebbe far rivivere. Riccardo Tommasi Ferroni (Pietrasanta 1934, Pieve di Camaiore 2000), esponente di punta di una famiglia di artisti, è considerato dalla critica l’antesignano del ritorno alla grande pittura, il paladino del recupero della tecnica sostanziata dal rigore del disegno costruttivo, sulla scia di Pietro Annigoni. La discontinuità che le avanguardie avevano creato ai primi del secolo scorso rispetto alla tradizione plurimillenaria dell’apprendimento presso le botteghe e poi nelle accademie, lo ha portato, in una ricerca ossessiva della forma, a sviluppare un linguaggio assolutamente individuale, immediatamente riconoscibile, che non ha precedenti o paralleli. La mostra di Ariccia vuole essere quindi un omaggio a un grande maestro del contemporaneo, un artista colto e sofisticato, la cui lezione rivive e ha una continuità con quella del padre Leone e del fratello Marcello, talentuosi scultori di Pietrasanta, dei figli Elena e Giovanni, anch’essi qui celebrati in pittura.


Alfredo Regoli Un fotoreporter in motocicletta, a cura di Francesco Petrucci è dedicata al più prolifico fotografo di cartoline illustrate del Lazio, dagli anni Cinquanta agli anni Duemila del secolo passato, togliendolo dall’anonimato e facendolo finalmente conoscere al pubblico degli appassionati. Tra l’altro Alfredo è padre del famoso pittore Luciano Regoli, al quale dedicammo una mostra nel 2019. Regoli girava con la sua Gilera 125 per i paesini del Lazio, anche quelli più sperduti, quando la valorizzazione del territorio e la promozione delle sue bellezze, dopo le devastazioni della guerra, cominciava ad essere uno degli obiettivi di tanti centri minori, che volevano presentarsi degnamente, con lo sviluppo del terziario, al turismo nazionale e internazionale. Non solo Roma, ma un Lazio da promuovere, pubblicizzare e far conoscere. Il fotoreporter in motocicletta iniziò così la sua vita libera, on the road, per le campagne e le montagne laziali. Le cartoline, animate da greggi di pecore sulle strade, donne che lavano i panni al vascone del paese, bufale sul greto del lago, spiagge popolate di bagnanti all’epoca di Abbronzatissima, borghi innevati come non lo sono più, cavalli al pascolo in riva al mare oggi segnato da monotone sequenze di stabilimenti organizzati, assieme alle automobili che marcano più di tutto il trascorrere del tempo dopo il boom economico degli anni 1950-60, assieme a monumenti che ancora portano i segni della guerra, non restaurati, sono tutti aspetti fissati in “immagini documento”, che formano a tutti gli effetti il soggetto di un archivio storico-fotografico regionale.
Fino al 30 novembre
Palazzo Chigi in Ariccia
Piazza di Corte, 14 – 00072 Ariccia (Roma)
www.palazzochigiariccia.it
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