Conosciuto al grande pubblico come l’uomo che ha creato l’immaginario del film Alien, il film capolavoro di Ridley Scott, Hans Ruedi Giger è in realtà un visionario poliedrico, dotato di un proprio e unico stile, “biomeccanico”, come lui stesso lo definiva, e che ha sperimentato le tecniche più diverse. È un artista plastico, un disegnatore, e, soprattutto, uno dei più grandi maestri dell’aerografo. Il cinema di horror fantascientifico ed in generale l’immaginario mostruoso sono stati profondamente cambiati dall’irruzione sulla scena di Alien, che ha stabilito le basi dell'estetica dell’oscuro e della cultura audiovisiva contemporanea. Il contributo di Giger alla saga di Alien è stato fondamentale: l’artista, infatti, grazie alla sua profonda cultura e sensibilità personale, occupandosi della creazione del mostro, dell’ambientazione aliena e delle strutture tecnologiche in rovina, ha infuso l’intero progetto di quella particolare estetica dell’inquietante che lo avrebbe elevato da b movie a pietra miliare della cinematografia, consacrandolo a punto di riferimento della rappresentazione visiva sia fantascientifica che horror. Non è stato però solamente il cinema ad essere profondamente influenzato dall’arte di H.R.Giger, anche il mondo della moda, del design, della musica, dal pop, all’heavy metal passando per l’elettronica, dei videogiochi, dell’illustrazione, dei fumetti e dell’arte in generale, si nutrono costantemente dell'universo creato da Giger. Marco Witzig, curatore della mostra, ne riassume così l’eclettica personalità: “H. R. Giger è stato uno dei creatori più suggestivi e attraenti degli ultimi tempi, la cui opera suscita un enorme fascino nei diversi settori artistici dell'underground. È stato un artista dalla personalità contrastante che ha sviluppato negli ultimi quattro decenni un'opera molto personale e di grande impatto visivo e simbolico. Il suo universo è interamente oscuro, grazie a un particolare surrealismo, abietto e sontuoso, meccanico e anatomico, capace di incutere terrore e ammirazione allo stesso tempo.
Giger, con il suo stile unico, è diventato uno dei maggiori rappresentanti dell'arte visionaria e fantastica del ventesimo secolo e nonostante il riconoscimento nella cultura pop, la sua opera ha avuto una scarsa approvazione negli ambienti istituzionali ed è significativamente assente dai libri di storia dell'arte. Questa importante retrospettiva è quindi un’occasione per interrogarsi sul posto che dovrebbe avere l’opera di un artista che ha influenzato e influenzerà ancora a lungo la cultura contemporanea tutta”. Il percorso espositivo della mostra permetterà quindi a tutti i fan di immergersi nel mondo dell’artista e di ammirare dal vivo alcuni dei pezzi più iconici, ma anche di approfondire aspetti meno conosciuti del lavoro di Giger. L’allestimento è infatti suddiviso in diverse sezioni che riprendono alcune delle tematiche più importanti sviluppate dal maestro: il cinema, la musica, il surrealismo e l’orrore cosmico. Nella sezione dedicata al cinema saranno esposte le opere che hanno contribuito a creare il mito del ciclo di Alien, ma anche quelle eseguite per il mai realizzato primo adattamento di Dune, progetto epico del regista cileno Alejandro Jodorowsky. È grazie a Dune che Giger incontra Dan O’Bannon, sceneggiatore di Alien con Ronald Shusset, con cui lavorerà pochi anni dopo. In mostra anche un disegno senza titolo realizzato del 1978 per l’alieno originale. Appena schizzato a matita su carta giallina, la testa di quello che diventerà lo Xenomorfo appare sfumata ma presenta già tutte le caratteristiche della creatura: la fila di denti aguzzi, la conformazione fallica del cranio e quella unione di elementi naturali e meccanici, che poi torneranno in maniera molto più definita nelle sculture realizzate per Alien III, come il famoso Necronom, anch’esso esposto in mostra, diventato un simbolo del miglior horror fantascientifico.
La musica è un altro elemento fondamentale nel lavoro di Giger che, infatti, realizzò le copertine di numerosi dischi di artisti come Debbie Harry, Emerson, Lake and Palmer, Magma, Dead Kennedys, e molti altri. Al rapporto tra Debbie Harry e Giger la mostra infatti dedica spazio presentando il frutto della collaborazione tra i due artisti, nata nella primavera del 1980. Questa collaborazione avrebbe sancito il debutto solista di Debbie che Giger immortala sulla copertina di KooKoo con il volto quasi catatonico, non più bionda e colorata come era apparsa fino ad allora in qualità di frontman dei Blondie, ma pallida e coi capelli corvini, e col volto trafitto da spilloni. Un’importante tematica analizzata in mostra è il surrealismo, che Giger ha contribuito a ridefinire in termini contemporanei. L’esposizione intende infatti indagare il senso di straniamento tipico di questa corrente artistica surrealista e strettamente connesso all’orrore cosmico: la filosofia letteraria sviluppata dallo scrittore H. P. Lovecraft, che Giger ha trasformato in immaginario visivo, creando atmosfere perturbanti che seducono e spiazzano al tempo stesso.In questa sezione troviamo la serie di opere omonime dedicate a Li, la compagna dell’artista morta suicida, realizzate nella prima metà degli anni ’70. Il volto della donna è scomposto, infestato da una pletora di piccoli teschi, uova, ossa, serpenti e corna. L’incarnato ceruleo è solcato da vene blu e gli occhi sono vitrei, eppure la protagonista di queste opere riesce a trasmettere una forte sensualità, attraendoci e sconvolgendoci al contempo.
Beyond Alien: H. R. Giger
5 ottobre 2024 - 16 febbraio 2025
Mastio della Cittadella, Torino
Corso Galileo Ferraris, 0 - angolo Via Cernaia, Torino (TO)
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