Fino al 30 novembre 2025, arte, memoria e rigenerazione urbana saranno protagoniste di Contemporary Locus 17, un progetto artistico che propone un dialogo tra la terra, custode del passato, e il cielo, metafora di un futuro ancora da scrivere. Grazie alle installazioni di Antonello Ghezzi e Daniel González, il cimitero Monumentale di Bergamo da luogo di lutto individuale a spazio di riflessione condivisa, ovvero di “città nella città”. Curato da Paola Tognon e organizzato dall’associazione Contemporary Locus, il progetto trasforma il cimitero, progettato da Ernesto Pirovano tra il 1896 e il 1913, da spazio del lutto individuale a luogo di riflessione condivisa, valorizzandone il patrimonio storico, architettonico e umano con il linguaggio contemporaneo. Le installazioni monumentali, realizzate dagli artisti Antonello Ghezzi e Daniel González, visibili sia di giorno che di notte, animano la facciata e il piazzale d’ingresso, ridefinendo la percezione dello spazio cimiteriale di fine a soglia simbolica, da luogo del lutto privato a scenario di emozioni e memorie condivise. Un invito a riconnettersi con la propria storia collettiva attraverso l’arte, in un’esperienza di comunità, ascolto e consapevolezza. Shooting Stars di Nadia Antonello e Paolo Ghezzi una linea luminosa, visibile sia di giorno che di notte, evoca la scia delle stelle cadenti. In collaborazione con l’Istituto Italiano di Astrofisica e il radiotelescopio Croce del Nord, il sistema è collegato in tempo reale al cielo del bacino mediterraneo: ogni volta che una meteora viene rilevata (in media una al minuto), la barra luminosa si accende, creando un legame diretto tra evento astronomico ed esperienza umana. Una metafora del ciclo della vita, che invita chi osserva, ricordare e desiderare. Golden Gate di Daniel González propone invece un’installazione monumentale ed effimera ispirata alle scenografie barocche, che trasforma la facciata del cimitero in una soglia luminosa e riflettente tra il visibile e l’invisibile. Frastagliate superfici color oro, realizzate cucendo e annodando il tessuto alla base delle coperte isotermiche in mylar, si estendono dai capitelli alle gradinate, occupando gli spazi tra le colonne dei dieci grandi porticati laterali al famedio centrale. Il materiale, usato per le emergenze, richiama simbolicamente cura e protezione, oltre a possedere primariamente la capacità di rifrangere la luce naturale e artificiale, generando riflessi cangianti che dialogano con la severa architettura del luogo.

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