martedì 21 febbraio 2023

Lodi

Un corto circuito di questi nostri travagliati tempi moderni ha spinto a incontrarsi gli estremi, opposti e contrastanti, della necessità e dello spreco. Il paradosso è diventato la spinta per lo sviluppo dell’importante realtà nell’Emporio Solidale del Lodigiano, l’ultima fase dell’evoluzione di anni di progetti e servizi sviluppati per supportare persone fragili dal punto di vista alimentare, abitativo, lavorativo e formativo. Nello specifico sono stati seguiti, nel corso del tempo, un migliaio di nuclei famigliari sul territorio di Lodi e dintorni, svolgendo un primo e inestimabile argine alla soglia dell’indigenza. La raccolta e la distribuzione ordinaria e quotidiana del cibo resta l’offerta speciale dell’emporio solidale che però, nella sua più recente mutazione, ha optato per una conformazione che è un notevole passo avanti nelle iniziative per contrastare le crescenti difficoltà economiche. Oggi non si limita al recupero e alla fornitura di beni alimentari di prima necessità, ma con la sua particolare formula garantisce un rapporto più profondo e in sé adeguato nell’avvicinarsi alle persone e alle famiglie. Non c’è più una donazione generica e, come spesso accade, la trasformazione più grande passa attraverso un minuscolo dettaglio. Si tratta di una piccola tessera a punti che fornisce la possibilità di accedere ai prodotti in modo da soddisfare con maggiore accuratezza i bisogni delle famiglie. 




È un passo limitato, ma indispensabile, per restituire una dignità individuale alle persone. La spesa personalizzata costituisce un’occasione sensibile nella creazione del rapporto dove, tra la donazione e il ricevimento, interviene la scelta. L’emporio permette agli utenti ciò che gli è stato precluso: la possibilità di decidere. Vederli soppesare frutta e verdura come in un normale supermercato significa restituirgli quel minimo di dignità, magari un barlume di luce verso un nuovo inizio. L’atto di scegliere implica un passo verso un’assunzione di responsabilità, oltre alla restituzione di un’idea di possibilità, che contempla sempre un nucleo primordiale di un futuro diverso, e quindi di una speranza. È un gesto quotidiano che pare banale nella sua semplicità: scrutare un’etichetta, valutare la quantità, comprendere se è il cibo adatto, misurarne la necessità. La restituzione della scelta supera l’immediata urgenza della risposta a un bisogno e non è soltanto un atto di riparazione nei confronti di un’umanità guasta e confusa, imprigionata da quella che John Berger chiamava “violenza della necessità quotidiana”. È la prova concreta che un mondo diverso è possibile.



Non si tratta di un’utopia: dietro le pareti dove sono appoggiati gli scaffali dell’emporio, c’è un magazzino (con due celle frigorifere) dove sono stipate quantità di prodotti alimentari. In parte arrivano attraverso programmi di sostentamento europei, ma la maggioranza è frutto della raccolta da luoghi in cui il cibo andrebbe sprecato. Dalla grande distribuzione alle mense aziendali, il flusso è costante e inarrestabile. L’altro lato dell’emporio solidale costituisce una linea d’arresto per lo spreco alimentare. Le regole del mercato così come le conosciamo impongono una produzione tale e un continuo rinnovamento dell’offerta ed è così che una parte non indifferente di generi alimentari, pur mantenendo intatte tutte le sue qualità, viene ridotta a surplus, e messa da parte. Questa componente alimenta i magazzini dell’emporio solidale, una volta sottratta, grazie ad apposite convenzioni, al vorticoso tran tran delle logistiche, dei supermercati e dei centri commerciali. Quella che è merce anonima e in procinto di diventare inutile e ingombrante, sui ripiani dell’emporio ritrova un’identità, un destino e, in definitiva, una sua utilità. Tra conserve, biscotti, scatolame, è come se il tempo frenetico imposto dalla produzione, dal consumo e dallo spreco rallentasse per restituire al cibo, oltre che alle persone a cui è destinato, una dignità. Quello che sulle strade e tra le strutture in cemento armato delle logistiche è un codice a barre, per l’emporio solidale è una piccola testimonianza, un gesto a dimostrazione che si può guardare oltre e trovare delle opportunità dove c’è solo disperazione.



Gli snodi essenziali sono il piazzale dove i arrivano e partono i furgoni (refrigerati e non) e il magazzino che è il “motore” dell’emporio solidale. Il movimento è incessante perché si possano rifornire gli scaffali pieni di prodotti per garantire loro di fare una spesa completa, sana, personalizzata sulle caratteristiche del nucleo famigliare. Questa parte della struttura ospita le eccedenze recuperate, oltre ai generi alimentari anche anche prodotti per l’igiene della persona e della casa. Gli alimenti hanno a disposizione le due celle frigorifere (una a più quattro e l’altra meno venti) e un ampio magazzino dove vengono inventariati e depositati in attesa di approvvigionare gli scaffali aperti al pubblico, giusto dall’altra parte del muro. Tutte le operazioni di recupero, carico e scarico dei generi alimentari sono possibili grazie all’intervento del personale a cui contribuisce in modo rilevante l’apporto dei volontari che, su più turni, garantiscono lo smaltimento del traffico dei prodotti.



L’operosa presenza si nota in ogni angolo dell’emporio solidale che si è insediato all’interno di strutture, opportunamente rinnovate, una volta pertinenti a un’azienda metalmeccanica. Se una riflessione è inevitabile nel notare che nello stesso luogo dove prima si lavorava e si produceva, adesso ci si affida alla carità e alla generosità, bisogna anche notare che l’emporio solidale si è affidato  a un modello di insediamento urbano conservativo, senza ulteriore consumo di suolo o spargimento di cemento. La struttura è stata modificata solo all’interno per permettere l’accesso alle persone e il tragitto dei prodotti. La composizione delle due sezioni dell’emporio solidale osservata da vicino ricorda il sistema cardiocircolatorio, con parti separate ma collegate e complementari, una riflesso dell’altra, e sarà per quello che nel suo insieme, compresi gli scaffali, gli automezzi, i bancali, appare tutto umano, molto umano.

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