Un corto circuito di questi nostri travagliati tempi moderni ha spinto a incontrarsi gli estremi, opposti e contrastanti, della necessità e dello spreco. Il paradosso è diventato la spinta per lo sviluppo dell’importante realtà nell’Emporio Solidale del Lodigiano, l’ultima fase dell’evoluzione di anni di progetti e servizi sviluppati per supportare persone fragili dal punto di vista alimentare, abitativo, lavorativo e formativo. Nello specifico sono stati seguiti, nel corso del tempo, un migliaio di nuclei famigliari sul territorio di Lodi e dintorni, svolgendo un primo e inestimabile argine alla soglia dell’indigenza. La raccolta e la distribuzione ordinaria e quotidiana del cibo resta l’offerta speciale dell’emporio solidale che però, nella sua più recente mutazione, ha optato per una conformazione che è un notevole passo avanti nelle iniziative per contrastare le crescenti difficoltà economiche. Oggi non si limita al recupero e alla fornitura di beni alimentari di prima necessità, ma con la sua particolare formula garantisce un rapporto più profondo e in sé adeguato nell’avvicinarsi alle persone e alle famiglie. Non c’è più una donazione generica e, come spesso accade, la trasformazione più grande passa attraverso un minuscolo dettaglio. Si tratta di una piccola tessera a punti che fornisce la possibilità di accedere ai prodotti in modo da soddisfare con maggiore accuratezza i bisogni delle famiglie.
Non si tratta di un’utopia: dietro le pareti dove sono appoggiati gli scaffali dell’emporio, c’è un magazzino (con due celle frigorifere) dove sono stipate quantità di prodotti alimentari. In parte arrivano attraverso programmi di sostentamento europei, ma la maggioranza è frutto della raccolta da luoghi in cui il cibo andrebbe sprecato. Dalla grande distribuzione alle mense aziendali, il flusso è costante e inarrestabile. L’altro lato dell’emporio solidale costituisce una linea d’arresto per lo spreco alimentare. Le regole del mercato così come le conosciamo impongono una produzione tale e un continuo rinnovamento dell’offerta ed è così che una parte non indifferente di generi alimentari, pur mantenendo intatte tutte le sue qualità, viene ridotta a surplus, e messa da parte. Questa componente alimenta i magazzini dell’emporio solidale, una volta sottratta, grazie ad apposite convenzioni, al vorticoso tran tran delle logistiche, dei supermercati e dei centri commerciali. Quella che è merce anonima e in procinto di diventare inutile e ingombrante, sui ripiani dell’emporio ritrova un’identità, un destino e, in definitiva, una sua utilità. Tra conserve, biscotti, scatolame, è come se il tempo frenetico imposto dalla produzione, dal consumo e dallo spreco rallentasse per restituire al cibo, oltre che alle persone a cui è destinato, una dignità. Quello che sulle strade e tra le strutture in cemento armato delle logistiche è un codice a barre, per l’emporio solidale è una piccola testimonianza, un gesto a dimostrazione che si può guardare oltre e trovare delle opportunità dove c’è solo disperazione.
Gli snodi essenziali sono il piazzale dove i arrivano e partono i furgoni (refrigerati e non) e il magazzino che è il “motore” dell’emporio solidale. Il movimento è incessante perché si possano rifornire gli scaffali pieni di prodotti per garantire loro di fare una spesa completa, sana, personalizzata sulle caratteristiche del nucleo famigliare. Questa parte della struttura ospita le eccedenze recuperate, oltre ai generi alimentari anche anche prodotti per l’igiene della persona e della casa. Gli alimenti hanno a disposizione le due celle frigorifere (una a più quattro e l’altra meno venti) e un ampio magazzino dove vengono inventariati e depositati in attesa di approvvigionare gli scaffali aperti al pubblico, giusto dall’altra parte del muro. Tutte le operazioni di recupero, carico e scarico dei generi alimentari sono possibili grazie all’intervento del personale a cui contribuisce in modo rilevante l’apporto dei volontari che, su più turni, garantiscono lo smaltimento del traffico dei prodotti.
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